Quella che si può godere dall’alto dei circa 75 metri della torre campanaria San Mercuriale più antica di Forlì è la migliore vista panoramica che si possa avere sulla città e fino alle colline. La stessa vista che nei prossimi mesi sarà offerta sempre più spesso e in maniera sempre più strutturata anche ai turisti. Specialmente quelli delle grandi mostre del San Domenico.
“Le prospettive future di San Mercuriale,” dice don Antonino Nicotra, parroco dell’Abbazia di San Mercuriale, “sono state discusse con il Comune di Forlì fin dal 2021. E delineano un cammino promettente. Il campanile sarà un faro culturale. Un richiamo interessante per chi, insieme ai simboli della fede, cerca la bellezza e vuole conoscere la storia della nostra città.”
Sarà dunque un impegno condiviso tra Curia e Comune a dare nuova fruibilità a questa preziosa risorsa storica. “La torre da tempo era inutilizzabile per motivi di sicurezza. Ma grazie al restauro dello scorso anno abbiamo superato questi limiti,” dice l’assessore comunale alla cultura Valerio Melandri.
“Così ora possiamo pensare al passo successivo. Grazie a una convenzione con la Diocesi saranno previste visite guidate gratuite nel fine settimana. Queste, comprese nel biglietto delle grandi mostre dei Musei San Domenico, o della Pinacoteca. Le aperture saranno garantite da personale messo a disposizione dal Comune e il tutto sarà operativo entro settembre. Così San Mercuriale potrà tornare a giocare quel ruolo di centralità che ha sempre avuto nell’identità cittadina.”
La costruzione del campanile di San Mercuriale è datata al 1180. Da allora, la torre campanaria, diventata anche modello per altri campanili della Romagna e per la ricostruzione del campanile di San Marco crollato nel 1902, è stata testimone degli eventi storici più importanti della città. Come la famosa battaglia che Dante, nella Divina Commedia, chiamò il ‘sanguinoso mucchio’.
Tra il 30 aprile e il primo maggio del 1282, la ghibellina Forlì, assediata da mesi, decise di usare uno stratagemma. Per tentare di battere l’esercito di Papa Martino IV, formato principalmente da milizie francesi. Una parte delle truppe, sotto la guida di Guido da Montefeltro, uscì dalle mura e un’altra parte invece si nascose in città.
I forlivesi finsero quindi la resa, aprendo le porte e facendo entrare le truppe nemiche con tanto di onori. A quel punto i francesi festeggiarono la tanto attesa conquista. Fu in quel momento che Guido Bonatti, astrologo e consigliere di Guido da Montefeltro, salì sul campanile di San Mercuriale e suonò le campane. Le truppe forlivesi, sentito il segnale, rientrarono in città all’assalto degli invasori e fecero letteralmente una carneficina dei francesi ormai ubriachi, un ‘sanguinoso mucchio’, appunto.
L’ultimo restauro in ordine di tempo, curato dall’architetto Emanuele Ciani, si è concluso un anno fa, grazie ai fondi messi a disposizione dall’8xmille alla Chiesa cattolica e dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. E ha permesso, in occasione della festa di San Mercuriale, di aprire ufficialmente le porte del campanile ai visitatori. È stato dato così il via a tutta una serie di appuntamenti che nel periodo natalizio hanno portato nel punto più alto di Forlì oltre 400 persone in una sola giornata. Un nuovo orizzonte per la città e per i suoi turisti.