Da pochi mesi è in carica, vincitrice di un concorso ad hoc, Silvia Masi. 52 anni, laureata in Storia contemporanea, con un master in Automazione delle biblioteche e degli archivi. Con una ventennale esperienza in diverse istituzioni è stata direttrice dal 2015 della Biblioteca Salaborsa di Bologna, la principale istituzione non universitaria della città.
Nel 1803, in seguito alle soppressioni napoleoniche dei beni monastici, l’antica libreria dei monaci Camaldolesi, edificata tra XVII e XVIII secolo dall’abate Pietro Canneti all’interno dell’Abbazia di Classe, fu eletta a biblioteca civica di Ravenna. Da allora è uno dei poli culturali della città.
D. Silvia Masi, conosceva l’istituzione e il ricco patrimonio della Biblioteca Classense prima di assumere il ruolo di direttrice?
R. “Certamente. La Biblioteca Classense rappresenta un modello nell’ambito bibliotecario per il felice connubio tra biblioteca moderna. Impegnata in un intenso programma di promozione della lettura rivolto in modo particolare a bambini e ragazzi e alle scuole, e biblioteca di conservazione di un ricco e preziosissimo patrimonio antico. Tra cui spiccano pezzi unici come l’Aristofane, unico esemplare al mondo che contiene tutte e 11 le commedie dell’autore. E altri di inestimabile valore in quanto testimonianze della storia dell’editoria in Italia, come il De Oratore di Cicerone, il primo incunabolo stampato nel nostro paese. O infine collezioni estremamente significative per la storia letteraria italiana come la Raccolta Dantesca Olschki, acquistata a inizio Novecento dall’omonimo editore e collezionista.”
D. Che cosa l’ha emozionata di più, Silvia Masi? Le collezioni antiche, il fondo fotografico, i fondi speciali, gli spazi recuperati dell’antico complesso?
R. “Se le caratteristiche del patrimonio classense mi erano note, non mi aspettavo invece che la biblioteca abitasse un luogo di tale bellezza dal punto di vista architettonico. Caratterizzato dalla perfetta armonia tra i meravigliosi chiostri e la splendida teoria di sale, alcune delle quali riccamente decorate e arricchite da opere d’arte e dagli arredi originali settecenteschi. Nell’insieme un luogo di grande atmosfera e fascino in cui lavorare, studiare, partecipare a iniziative culturali… davvero un gioiello prezioso di cui la comunità ravennate e non solo può godere.”
D. Il patrimonio librario a stampa è stimato in 850.000 unità bibliografiche, ci sono manoscritti, incisioni, mappe, fotografie, documenti d’archivio, materiale multimediale. Secondo lei, Silvia Masi, quali sono i numeri salienti per conoscere il presente e la storia della biblioteca?
R. “Mi pare importante sottolineare l’impatto della biblioteca sulla vita della città attraverso i principali dati di utilizzo. Per la sede centrale, nel 2021, sono stati 8.471 gli utenti che hanno fatto almeno un prestito per un totale di 98.395 prestiti complessivi, e quasi 66.000 le richieste di consultazione di materiali esclusi dal prestito e ben 113.000 gli ingressi. Nelle 7 sedi decentrate sono stati 4.130 gli utenti attivi per un totale di 49.600 prestiti.”
D. Fra i compiti assegnati c’è quello di “proiettare la Classense nel futuro”. Quali sono i progetti in corso e come vede Silvia Masi la biblioteca nei prossimi dieci anni?
R. “Tra i progetti a medio-lungo termine, c’è quello di rendere accessibili spazi che adesso sono sottratti all’utilizzo pubblico. Primo fra tutti la meravigliosa Aula Magna settecentesca della biblioteca, adesso chiusa per lavori di restauro e consolidamento. Le sale storiche al piano superiore. Intendiamo inoltre procedere a una più efficiente organizzazione dei magazzini per liberare spazi per servizi e attività.
Puntiamo a una maggior capillarità dei servizi bibliotecari dotando di punti prestito aree della città che non ne sono al momento fornite e che sono in forte espansione abitativa e logistica. Come ad esempio la Darsena, operando nei parametri di sostenibilità gestionale ed economica. Fondamentale sarà curare il posizionamento anche internazionale della biblioteca tra le importanti istituzioni culturali del nostro paese. Attraverso prestiti e altre collaborazioni con gli altri istituti europei e non solo.
Proprio in questi giorni, ad esempio, abbiamo concluso gli accordi con il Fine Arts Museum di San Francisco per il prestito di un manoscritto contenente un disegno di Botticelli che verrà esposto durante un’importante mostra a fine 2023, incentivando lo studio e la conoscenza di questo testo, per molti versi ancora misterioso.”