Qualche mese fa è salita per la seconda volta sul palco della kermesse canora più longeva del Belpaese. Per arrivare al presente però occorre fare un salto nel passato.
Facoltà di Scienze della Comunicazione a Bologna, poi?
“In realtà ho iniziato con Lettere dando tutti gli esami fondamentali, poi però sono passata a Scienze della Comunicazione, una facoltà che era nata da poco. A quei tempi il canto non era un lavoro: facevo pianobar e mi esibivo ai matrimoni.
Nel 2001, mentre vivevo ancora a Bologna come studentessa, uscì la pubblicità di una nuova trasmissione dedicata alla musica, Saranno famosi, condotta da Maria De Filippi, quella che poi è diventata Amici. Le mie coinquiline, a mia insaputa, mi hanno iscritta ai casting che si tenevano a Roma.
Io non volevo fare avanti e indietro e quindi dissi inizialmente di no. Poi però ci ho ripensato ed ho accettato. E mi hanno presa.”
Si può essere amici nei talent?
“Per la mia esperienza personale direi di sì. Certo, era la prima edizione, molto genuina e profonda: non c’era competitività tra i partecipanti. Poi il format, nel corso del tempo, è stato aggiustato e ha cambiato nome.
Per me è stata una parentesi molto bella e utile: mi ha portata fuori dal quotidiano, mi ha fatto entrare nei meccanismi televisivi. Si è trattato di un percorso che mi ha dato le basi: quello più prettamente formativo poi lo fai con il tempo.”
A fine novembre 2021 si è esibita sul Titano con Giorgio Secco in The 60’s, un progetto in cui ha ripercorso gli evergreen di Mina, Vanoni, Morandi, Paoli, Lauzi… Com’è cambiata la musica dagli Anni Sessanta?
“Molto. Io sono legatissima alla musica italiana, ai cantautori e agli interpreti. Amo Gino Paoli, ma anche Fiorella Mannoia, Elisa, Giorgia: sono la mia tazza di tè. Sono però figlia degli anni Ottanta, di alcune sonorità che ho ascoltato e che mi sono rimaste dentro. Mi piace sempre riconoscere le identità, anche se alla fine rimango sempre fedele ai miei gusti.”
La tua voce, dagli esordi ad oggi, è rimasta la stessa?
“Sì, abbastanza, anche se quando lavori come corista cambia la tecnica, cioè utilizzi e fai tuoi una serie di escamotage che servono per sistemare alcuni difetti tecnici che avevo. Lo studio mi ha aiutata ad ammorbidirla e a gestirla in maniera diversa.”
Ariston 2022, Sanremo. Non ti dice nulla?
“Un mese di prove. Abbiamo iniziato il 30 dicembre e sino al Festival ho fatto solo quello, prove su prove – e tamponi su tamponi! Sanremo è stressante, i ritmi sono molto serrati, ma anche bellissimo: poi quando arriva la settimana della manifestazione sei più leggera.
Per me è stato divertente: la fatica è nella preparazione, nella fase di avvicinamento all’evento. Poi è una festa. Quest’anno ero nell’Harlem Gospel Choir durante l’esibizione di Achille Lauro.”
Corista per Eros Ramazzotti e Laura Pausini: come ti prepari?
“Eros è un uomo, Laura una donna e quindi hanno registri vocali diversi. Tutti e due appartengono al mio bagaglio musicale, ai miei ascolti. Dal punto di vista produttivo invece sono molto simili, entrambi lavorano affacciandosi sul mondo, non hanno cioè un orizzonte nazionale.”