Entrando in negozio, Silvia Pressello mostra le oltre settanta referenze di prodotti sfusi di Stadera. Dal caffè in chicchi, alle varie granole per la colazione, il riso, i cereali. Il banco della frutta e della verdura freschi, la pasta dai diversi tipi di grano, prodotti per la colazione, snack. Prodotti da frigo, surgelati, formaggi, carne. Prodotti per l’igiene della casa e della persona. Ci sono anche i beni di largo consumo per dare la possibilità alle persone di fare una spesa completa.
Stadera nasce ufficialmente il 15 febbraio 2020, poco prima che scoppiasse la pandemia Covid, da ventuno soci fondatori. Ma il percorso nasce diversi mesi prima da un gruppo di amici che si sono ispirati alla food coop Bees di Bruxelles, di cui uno, Enrico De Sanso, è stato a sua volta fondatore nonché primo presidente di Stadera.
La cooperativa ha aperto prima in via Veneto, poi da settembre 2022 si è trasferita in via Cesari 73. “Tutto parte da un’esigenza,” racconta Riccardo Ricci Petitoni, uno dei soci. “Da una necessità, un’urgenza a cambiare il nostro modo di fare la spesa, di consumare. Tutti andiamo al supermercato pensando di essere liberi nelle nostre scelte, ma non è completamente così. La nostra scelta è vincolata alla gamma, alla qualità, alla natura dei prodotti che qualcun altro seleziona per noi.
Il consumatore deve riappropriarsi del proprio potere di acquisto che è enorme e capace di indirizzare le scelte di produzione, i trend di consumo. Lo deve fare per se stesso, per il proprio benessere e la sua salute, ma anche per il benessere collettivo, della società e per la sostenibilità ambientale. Viviamo nel pieno di emergenze sociali e ambientali e, attraverso il nostro modo di consumare, abbiamo la possibilità di cambiare.”
Lo scopo di Stadera è di ripartire dal basso per costruire un nuovo modello di consumo, un’alternativa alla grande distribuzione organizzata. Non è però solo uno scopo ideale, ma anzi è molto pratico: nelle food coop, e quindi anche in Stadera, il socio è proprietario, gestore, organizzatore della cooperativa, oltre che consumatore.
Il socio, volontariamente, può quindi aiutare a gestire concretamente il negozio, abbassando il costo del personale. Questo significa costi di gestione più bassi, e permette di accedere a prodotti di alta qualità, etici, biologici, a prezzi competitivi e accessibili a tutti. “Il nostro non è un progetto di nicchia, è un’esperienza per chiunque voglia accedere a prodotti di qualità, che contribuisce a scegliere, a prezzi equi.”
Per far parte della comunità di Stadera, e quindi fare la spesa, basta diventare socio, con una quota minima una tantum di almeno 25 euro, senza necessariamente dedicare del proprio tempo nella gestione della cooperativa. Chi invece volesse può prestare servizio in negozio 2 ore e mezza al mese, in cambio di prezzi agevolati sui prodotti.
“In futuro,” prosegue Ricci Petitoni, “ci piacerebbe poter incrementare ancora le dimensioni del punto vendita, offrire molteplici servizi come un vero e proprio supermercato di comunità. Per questo stiamo lavorando a un ‘supermercato diffuso’, che lavori su un’alleanza alimentare cooperativa fra i cittadini. Abbiamo anche un nuovo progetto, Ce ne facciamo Cargo: si tratta di un servizio di ritiro delle eccedenze alimentari da destinare a usi solidali, attraverso l’ausilio di una cargo bike a pedalata assistita.”
Durante l’emergenza alluvione, da subito Stadera ha pensato di dar valore alla partecipazione dei soci puntando sui propri valori. Per questo sono state organizzate squadre di volontari perché insieme si può essere più utili che singolarmente. E così si continua a fare, supportando anche ora che l’emergenza è passata.