Dal 2021 Stefano Francia è presidente del Consorzio Bonifica della Romagna. Imprenditore agricolo nel settore frutticolo, vitivinicolo, cerealicolo e sementiero, è un uomo concreto. Capace di affrontare le situazioni un passo alla volta e con un solido bagaglio di valori che ben incarnano il migliore spirito romagnolo.
Lo aspettano sfide cruciali di questi tempi, fra difesa del territorio ed emergenza climatica, con tutti i cambiamenti che ne conseguono.
D. Stefano Francia, cosa l’ha spinta ad assumersi una tale mole di lavoro?
R. “Pur continuando a sostenere mio padre nell’azienda di famiglia, mi sono appassionato presto al settore della rappresentanza che mi ha portato a entrare nei CdA di diverse cooperative. Credo sia molto importante sensibilizzare soprattutto i più giovani sull’importanza della cooperazione e associazionismo: l’individualismo porta a risultati nel breve periodo ma non nel lungo termine dove è l’unione a fare la forza.”
D. Quali insegnamenti le ha trasmesso la sua famiglia?
R. “Da mio padre, anzitutto il valore dell’umiltà che si traduce anche nell’essere sempre pronti ad ascoltare e nella capacità di sostenere le persone nei momenti di difficoltà. Da mia madre ho imparato il rispetto per gli altri, mentre il nonno Giovanni mi ha trasmesso la passione per l’agricoltura, l’associazionismo e il rispetto per le Istituzioni.”
D. Stefano Francia, che ruolo ha oggi il Consorzio Bonifica della Romagna?
R. “Il nostro è uno dei consorzi più grandi d’Italia, chiamato a gestire più di 350.000 ettari di superficie in ben quattro province, di cui tre in Emilia-Romagna e una in Toscana. Questo significa doversi occupare di un territorio molto diverso che va dalla realtà ravennate dove la bonifica ha radici storiche.
Sino ad arrivare a oggi dove la gestione dei manufatti è altamente tecnologica, a quella riminese dove la bonifica è più recente e si identifica con la difesa idraulica di quei territori a rischio idraulico.
Passando per i territori forlivesi e cesenati che presentano problematiche idrauliche e di bonifica interconnesse. Il consorzio svolge un ruolo importante di presidio e difesa delle aree collinari montane del nostro appennino che presentano una forte propensione al dissesto idrogeologico.
L’azione del consorzio in questi luoghi è fondamentale per la tutela delle comunità e della economia montana. Grazie alle competenze di 200 dipendenti, il Consorzio ricerca la massima connessione con le realtà territoriali sia a livello di relazioni con Enti e privati sia a livello socioeconomico.”
D. Quest’anno fra l’altro ricorrono gli oltre 700 anni della Bonifica della Romagna e i 100 anni di Anbi – Associazione nazionale delle bonifiche…
R. “Sì, abbiamo festeggiato il traguardo con un grande convegno il 16 marzo in cui, insieme a rappresentanti istituzionali di Enti di settore, Università e Autorità che operano sul territorio. Un modo per mettere al centro l’importanza che ha avuto la bonifica per il territorio e per l’economia, e per far capire che questo processo è ancora parte viva di queste terre.”
D. Quali sono le priorità attualmente per il Consorzio?
R. “Far lavorare coesi gli amministratori per far sì che tutti possano esprimersi su temi strategici quali la migliore distribuzione di acqua per l’agricoltura e non solo. Bisogna farsi trovare pronti in vista dei cambiamenti dei prossimi anni. Nell’estate 2022, abbiamo toccato con mano l’importanza dell’acqua, visto che senza di essa non funzionano le attività economiche.”
D. Di cosa si è occupato il Consorzio nell’estate della siccità estrema?
R. “Abbiamo razionalizzato il più possibile la distribuzione dell’acqua, cercando di non lasciare indietro nessuno. Non finirò mai di ringraziare i dipendenti che hanno una grande conoscenza del nostro vastissimo territorio e che si sono dati da fare senza sosta in settimane molto difficili.”
D. Quanto sta soffrendo l’agricoltura?
R. “Molto, e non solo per via della siccità. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, tutti si sono resi conto di quanto sia un settore strategico. Per gli agricoltori è diventano molto difficile reperire concimi e fitofarmaci, così come molte altre materie prime per la produzione, senza dimenticare il rincaro dei prezzi per l’alto costo dell’energia. Malgrado tutti questi problemi, nel complesso si è chiusa un’annata discreta dal punto di vista produttivo, con meno prodotto del solito ma di qualità.”
D. Di cosa ha bisogno in particolare il territorio ravennate?
R. “Di essere conservato e messo in sicurezza idraulica maggiormente rispetto ad altre realtà. Stiamo cercando di capire quali opere si rivelerebbero utili per garantire il deflusso delle acque. Dall’ultima alluvione del 1996 stiamo lavorando in questa direzione: molto è stato già fatto e continueremo a lavorare per la difesa di un territorio fragile e culturalmente prezioso.
L’altra sfida è la distribuzione delle risorse irrigue in aree ancora non coperte da acque di superficie. A tal proposito abbiamo chiesto maggiori risorse regionali, soprattutto per quelle aree lontane dal CER – Canale Emiliano-Romagnolo. Nel Riminese e nel Cesenate-Forlivese siamo invece impegnati in progetti finanziati con fondi Pnrr per l’accumulo e la distribuzione della preziosa risorsa acqua.”
D. Il Consorzio promuove anche iniziative per accompagnare i cittadini alla scoperta dei territori, apre loro impianti ed entra nelle scuole. Cosa può dire al riguardo Stefano Francia?
R. “Abbiamo un programma di attività per far capire ai cittadini le nostre attività, oltre che per promuovere la conoscenza dell’ambiente con le sue specificità. Molto spesso infatti quando la Bonifica funziona, non lo si riconosce perché non si ha percezione del suo ruolo.
Questo è il motivo per cui siamo molto contenti di sensibilizzare i più giovani delle scuole. Con l’università, invece, sono in corso progetti, anche di livello europeo, per favorire gli studi e la ricerca.”
D. I giovani sono più ‘avanti’ in materia di ambiente?
R. “Lo sono, in generale. Ma è importante fare capire loro che gli obiettivi ambientali si raggiungono solo con la sostenibilità socio-economica. Questo significa che servono risorse anche per le aziende per migliorare la parte ecologica, di pari passo con quella sociale. Solo così ci si può proiettare nel futuro.”