È solo uno dei tanti concetti affrontati da Stefano Moriggi. Filosofo della Scienza e docente di Cittadinanza digitale presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Durante la presentazione del suo ultimo libro L’intelligenza artificiale e i suoi fantasmi. Vivere e pensare con le reti generative, organizzata da Menabò Group in occasione della sua convention annuale.
L’evento si è svolto al Ridotto del Teatro Diego Fabbri di Forlì in collaborazione con l’associazione Agenda Filosofica.
“Come Menabò, prestiamo sempre grande attenzione all’evoluzione tecnologica, impegnandoci in una formazione continua per restare al passo con i tempi,” afferma Stefano Scozzoli, presidente di Menabò, la storica agenzia di comunicazione di Forlì, tra le più importanti dell’Emilia-Romagna, che nel 2025 celebrerà i suoi primi 40 anni.
“L’intelligenza artificiale rappresenta per noi una nuova sfida. E al contempo una straordinaria opportunità. Per offrire servizi in linea con le esigenze di un mondo in rapido cambiamento. Tuttavia, non ci limitiamo all’aspetto tecnico dell’AI. Vogliamo riflettere a 360 gradi sull’impatto che questa innovazione sta avendo e avrà sul nostro modo di pensare, lavorare e vivere. Da qui nasce l’evento con Stefano Moriggi, che ha offerto al pubblico numerosi spunti di riflessione.”
Nel corso della presentazione, Moriggi ha esplorato vari temi legati all’intelligenza artificiale, con un approccio critico che ha spaziato dalla filosofia classica di Platone ai filosofi contemporanei per cercare di capire quali sono gli ‘spettri’ che questa innovazione, come molte altre nella storia umana, suscita nelle nostre menti e come interpretarli.
Come la scrittura – innovazione tecnologica in un mondo di oralità – cambiò radicalmente il modo di pensare dell’uomo, così oggi l’intelligenza artificiale sta ridisegnando il nostro rapporto con la realtà. Non solo come strumento ma come attore attivo che retroagisce sui nostri comportamenti e pensieri. Stefano Moriggi ha sfatato però l’idea che l’IA possa sostituire l’uomo, definendola invece come una simulazione dell’agire umano, data da una straordinaria potenza dei processi di calcolo. Ben distinta dalla coscienza e dall’emotività che caratterizzano l’essere umano.
Il filosofo ha quindi invitato il pubblico a considerare l’intelligenza artificiale come un fenomeno che ci impone di riconsiderare ciò che significa essere umani. Partendo dall’assunto che la definizione di essere umano cambia nel tempo, anche attraverso l’interazione con gli strumenti di cui si dota. E ha concluso affermando che il futuro dell’umanità sarà plasmato sia dal progresso tecnologico che dalla nostra capacità di adattarci e riflettere su come conviviamo con queste innovazioni.
Per affrontare le sfide che ci attendono, sarà necessario sviluppare una consapevolezza culturale e filosofica, che accompagni lo sviluppo tecnico e ne valorizzi il potenziale. Senza perdere di vista le implicazioni etiche e sociali.