Andare oltre la propria abilità, allenarla costantemente per portarla verso gli altri in modo che possa essere fruibile quanto più possibile. Qualcosa di incontrollabile da coltivare. Essere curiosi. Non pensare di bastare da soli. Tutto ciò identifica un talento.
E quelli veri sono molto critici verso se stessi, non hanno bisogno di dichiararsi a parole, quanto piuttosto dimostrare di esserlo. È così per tre noti professionisti pesaresi come Leonardo Di Chiara, Gloria Bellardi e Caterina Mosca.
Leonardo Di Chiara, architetto e ingegnere trentenne, specializzato in edilizia abitativa e micro-architettura, è un perfezionista, come si evince anche dal progetto Tiny House che gli ha dato fama e successo.
“Il mio talento? Essere caparbio, non arrendersi mai come mi hanno insegnato in famiglia, andare alla ricerca di qualcosa di inesplorato, avventurarsi in mondi che non hanno ancora soluzioni.”
Cos’è Tiny House e con quali obiettivi nasce?
“Finiti gli studi universitari, sognavo di costruirmi una casa tutta mia e contemporaneamente di viaggiare per vedere il mondo. Sono andato a Berlino per conoscere un architetto che iniziava a costruire delle case su ruote. È iniziata così l’avventura: costruire la mia casa, quella che sognavo. L’ho realizzata come un abito su misura.
Denominata aVOID, è la più piccola Tiny House su ruote mai costruita in Italia, uno spazio abitativo di 9 mq dotato di ogni comfort necessario per la vita di tutti i giorni, caratterizzato da una forte adesione a principi minimalisti e a uno stile di vita più sostenibile.”
Il suo è anche un progetto di ricerca…
“Per sperimentare un modello di quartiere urbano migratorio, che possa favorire un processo di rigenerazione urbana su aree inutilizzate nelle grandi metropoli. Per me è stato determinante l’incontro con Van Bo Le-Mentzel, l’architetto del One Sqm House (la casa da 1 metro quadro, Nda.), che ha fondato la Tinyhouse University e che ha coinvolto diversi professionisti dell’abitare per avviare con loro una ricerca sull’architettura sociale, che possa sostenere l’uomo nelle molteplici difficoltà emergenti.”
Come si sta evolvendo il progetto?
“Dall’inizio della pandemia ho iniziato a raccogliere le impressioni di coloro che hanno visto la casa e di altri che l’hanno testata. Ora sto progettando e costruendo un nuovo prototipo, che presenterò l’anno prossimo, che si avvale anche della collaborazione con un ingegnere meccanico di Fano, Dimitri Zambernardi, un talento anche lui con il quale ho in comune la voglia di sperimentare.
Quello che sta nascendo sarà un oggetto legato al design e anche tecnico, funzionale ed emozionale. Allo stesso tempo una casa e un veicolo, in grado di viaggiare per tanti chilometri senza limitazioni.”
Gloria Bellardi è una fashion designer che insegue nuove sfide. Alle spalle ha quasi vent’anni di esperienza nell’industria della moda. Oggi è a Milano, nel distretto del fashion più importante al mondo. “Non spetta a me dire se sono un talento,” dice subito.
“Certamente sono una persona eclettica, poliedrica e versatile, che dispensa creatività a seconda dei progetti a cui lavoro e che possono riguardare l’area del design, della moda, del costume, della direzione artistica, del tutoring.”
Lavora con le maggiori maison della moda: cosa hanno trovato in lei?
“Competenza, flessibilità mentale e soprattutto una persona della quale fidarsi.”
Com’è stato lavorare a Pesaro nella moda, un settore che non è proprio tra quelli più radicati nel territorio?
“Molto difficile. Il contesto in cui viviamo condiziona fortemente la capacità e la possibilità di esprimersi. Questo, ovviamente, vale per me e per quello che voglio rappresentare e realizzare. Sono felice di aver sperimentato la mia professione a Pesaro: è stata la conferma della necessità di vivere in un ambiente più internazionale e più orientato al cambiamento. Con Pesaro mantengo comunque un rapporto personale indissolubile.”
Caterina Mosca si considera una persona “curiosa e tenace, appassionata di design e arte contemporanea, affascinata dalla ricerca, dall’innovazione, dalla capacità progettuale ed estetica a volte visionaria di designer, artisti, grafici, fotografi.”
Caterina è fondatrice nel 2011, con Valerio Castelli, di MoscaPartners, che realizza con le proprie manifestazioni e attraverso un’accurata selezione dei protagonisti provenienti da tutto il mondo, dei veri hub internazionali per la promozione di conoscenze e il confronto di idee tra i professionisti e un pubblico di esperti e appassionati del mondo dell’architettura e del design.
Ha lavorato cinque anni nello Studio Dolcini Associati: cosa le è rimasto di quel periodo?
“È stata una bellissima esperienza, ricca e variegata, in cui ho avuto la possibilità di conoscere e confrontarmi con persone per me interessanti e stimolanti, tant’è che alcuni sono diventati anche amici.
Ho imparato che la creatività è frutto di metodo, applicazione, disciplina e competenza, che poi ho utilizzato per perseguire i miei obiettivi e ottenere risultati. D’altra parte, provengo da una famiglia con uno spiccato senso del dovere dove il merito, conquistato con passione e fatica, è stato sempre un valore importante.”
Come si è sviluppata negli anni la vision di MoscaPartners?
“L’obiettivo è di contribuire e promuovere la cultura del progetto, cercando contenuti di qualità e innovazione che diano valore alle aziende e ai designer e a tutti quelli che partecipano alle nostre manifestazioni.
Ho capito che non bisogna avere paura di pensare in grande e di avere progetti ambiziosi, e che non bisogna rinunciare ai propri sogni anche se per realizzarli bisogna uscire dalla propria comfort zone.”
Gli eventi che lei organizza sono estremamente attrattivi…
“Sono luoghi di incontro, confronto e opportunità tra professionisti del settore e un pubblico internazionale di esperti e appassionati del mondo dell’architettura e del design. Credo che riusciamo ad essere attrattivi perché creiamo opportunità, che naturalmente poi bisogna saper cogliere.”