A congegnare il tutto in prima istanza è stato Luca Cavalieri, che apre subito una pagina Instagram dedicata a The Rimineser, e un pop-up shop, ospite in un negozio.
“Il progetto era una vera e propria pagina bianca. Fino a che non è arrivata Caterina Mendolicchio, originaria di Rimini, architetta ed esperta in grafica e illustrazione,” racconta Luca, salernitano, insegnante di educazione fisica e da 20 anni cittadino riminese. “Con lei si è iniziato a strutturare formati e misure. E a instaurare contatti diretti con gli artisti, lanciando un vero e proprio scouting di creativi da coinvolgere. Mentre io mi dedico maggiormente alla parte burocratica e organizzativa.” Così, i The Rimineser hanno dato avvio a una sorta di vero e proprio umanesimo contemporaneo.
Lei si definisce “una nomade digitale, una vera apolide. Ho riportato il know how acquisito nel tempo in questa cosa qui. Conoscevo tutto quello che si era creato attorno all’idea del New Yorker.
Il suo configurarsi nelle capitali europee, come restituzione di uno stile di vita, con l’apripista italiano: The Milaneser. Così, quando sono rientrata a Rimini, avevo già in mente questa cosa degli ‘-ers’. E ho voluto vedere se qui qualcuno si fosse già mosso in questa direzione, e mi sono imbattuta in The Rimineser.”
La consacrazione avviene con la mostra estiva di questa estate al Grand Hotel. “Dopo un anno e mezzo dall’inizio, avere una idea e concretizzarla lì è stato importante. E va a sostenere la bontà del progetto,” costruito attorno alle prime 52 immagini di cover story.
In questo, gli artisti che si sono radunati attorno al progetto fungono da veri “ambasciatori proattivi. Non è un rapporto a senso unico ma un contenitore di idee, ciò permette di diventare pervasivi e riconoscibili. E di riportare lo stato dell’arte della Rimini attuale.”
Il progetto intende “creare una community sempre più grande, travalicare la dimensione locale. Ogni rivista rappresenta una città, molti artisti sono di adozione, essenza della nostra stessa città, quale polo di attrazione.” Rimini è una sorta di hub che risponde alla loro visione, utile a raccontare cose fuori dagli stereotipi. “Il calendario editoriale va in appoggio a quello che è il calendario locale di eventi,” spiegano, “per raccontarlo in modo visivo.” Anche come promozione identitaria del territorio.
“Il corpus di illustrazioni sta diventando importante. Per questo stiamo valutando l’opzione di rilegare tutto in un volume che unisca racconti, ricordi, illustrazioni. Pensiamo sia uno sviluppo fisiologico del progetto che qualcuno ha già fatto, come a Ferrara,” proseguono.
“La cosa interessante di questi format è che, nascendo dal basso, ognuno si è costituito in forma personale, e confrontarsi con le altre realtà è interessante poiché nella diversità si porta avanti un discorso collettivo.”
(continua…)