Una delle bellezze naturali più preziose di Pesaro è sicuramente il Parco San Bartolo, che si caratterizza principalmente per il tratto di costa alta, in gran parte rappresentata da falesia viva, rara in tutto l’Adriatico. Questo rilievo montuoso che collega Pesaro a Gabicce è stato istituito dalla Regione Marche nel 1994 ed è divenuto pienamente operativo nel maggio del 1997.
Al suo interno è costituito dal paesaggio rurale che, fino agli anni Cinquanta, era attivamente coltivato anche in luoghi oggi impensabili, ai limiti del mare. Il Colle San Bartolo si presenta dunque con due ambienti distinti, ma in armonia: la falesia a mare e il versante interno.
La spettacolare visione che se ne ha dal mare è quella di una falesia che emerge dalle basse acque marine e da strette spiagge ciottolose come un susseguirsi ondulato di speroni e valli, intervallate da pareti a strapiombo.
E da terra, le sommità del rilievo che sfiorano i 200 metri permettono un’ampia visione sulla costa e sull’Adriatico, e costituiscono un paesaggio inusuale rispetto alle coste sabbiose tipiche della Romagna e Marche. Il paesaggio rurale, che si scorge nel tratto che degrada dolcemente verso la Statale Adriatica, trasmette un senso di armonia, una sorta di intreccio vitale e gradevole tra i coltivi, i campi abbandonati rinaturalizzati e i filari di alberi e siepi.
“Il nostro è un parco un po’ atipico,” spiega il presidente dell’Ente Parco Stefano Mariani, “un grossissimo parco cittadino che non può essere inteso come gli altri parchi marchigiani dei Sibillini o del Sasso Simone e Simoncello. È una zona estremamente antropizzata, divisa dalla statale e che ospita tante attività.”
“Nonostante tutto, però, ha mantenuto le sue caratteristiche, senza abusi edilizi, fino alla definizione nel 1994 di ‘Parco’ da cui è iniziata una prospettiva diversa che punta alla possibilità di implementare gli aspetti naturalistici della biodiversità e della riproduzione animale.”
Il 98% del Parco è gestito da privati: è attraversato dalla strada panoramica e dalla Statale 16, ma “mantiene la sua natura selvaggia. L’agricoltura serve anche per il controllo del territorio ed è il giusto mix per la conservazione di questo parco, tra coloro che hanno le loro attività e gli aspetti naturali e ambientali,” prosegue Mariani.
“La sensibilità nei confronti dell’agricoltura biologica è un segno importante che permette di aggiungere valore ai prodotti coltivati.”
È curioso, ma è stato proprio durante il lockdown del 2020 che si è potuta apprezzare ancora di più la natura selvaggia del parco: dove non c’è l’uomo che la calpesta e utilizza, la natura si riprende i suoi spazi. Il parco, ora, deve progettare e lanciare idee: unendo Pesaro e Gabicce si può investire sulla qualità dei servizi e della tutela ambientale, accedendo anche ai fondi Gal (Gruppo di Azione Locale).
Guardando al futuro, oltre alla prestigiosa guida della Lonely Planet, che ne include le peculiarità e bellezze, occorre dunque essere in grado di progettare. “Questo territorio non può trasformarsi in un parco giochi,” chiosa Mariani, “occorre un’educazione ambientale per sensibilizzare il rispetto, rivolta a chi viaggia in bicicletta, in moto o a piedi, ed è importante iniziare dai bambini.
Il parco investe molto sui giovani e la messa in atto di progetti europei destinati alle aree Gal è il nostro obiettivo. Prima di tutto per destagionalizzare il turismo e poi, perché no, dopo la messa in funzione della caletta per la riabilitazione delle tartarughe marine (in collaborazione con la Fondazione Cetacea di Riccione), iniziare anche a riflettere su un Parco marino per la riproduzione dei pesci.”