Nella risalita della Valmarecchia. Un viaggio alla scoperta dei luoghi della poesia di Tonino Guerra che non può non partire da quel Bosco dei nomi. Che, coi suoi fiori di pietra illuminati nella notte dalle tre grandi lanterne in ferro battuto e vetro dedicate a Tolstoj, da qualche tempo ricorda, nel cuore di Rimini, la poesia del grande autore santarcangiolese.
Un nuovo spazio urbano immerso nel verde di fronte al Fellini Museum. Capace di ricordare ed esaltare un legame tra due grandi maestri del cinema come Federico Fellini e Tonino Guerra che, fianco a fianco, realizzarono opere ineguagliabili come Amarcord ma anche E la nave va o Ginger e Fred.
Nella Valmarecchia, è seguendo la riva sinistra del fiume che ben presto si arriva a Santarcangelo di Romagna dove Tonino Guerra, nel marzo del 1920, è nato e dove è ricordato. Oltre che con numerose opere artistiche sparse nel borgo, dal museo a lui dedicato, ‘Nel mondo di Tonino Guerra’. Ospitato sulla scalinata di via Andrea Costa nelle sale seicentesche del palazzo del Monte di Pietà.
Da basso, due fontane che sono sempre state tra le sue installazioni preferite. La Nuova fontana in piazza Grande (Piazza Ganganelli) caratterizzata da una grande pigna attorniata, sullo sfondo della meravigliosa torre campanaria di Santarcangelo. E la fontana del Prato Sommerso, nelle vicinanze del parco cittadino Campo della Fiera su cui si affaccia, imponente, la Rocca Malatestiana.
Seguendo la sponda sinistra del Marecchia ecco subito apparire all’altezza di Poggio Berni le antiche forme medioevali di Palazzo Marcosanti. E poi, poco oltre, Torriana, sotto il cui castello fa bella mostra l’Albero dell’Acqua. Una tra le installazioni più importanti del poeta dedicata proprio al fiume Marecchia con cui – “…è Marècia l’è un elbar d’aqua si rem c’i sguèlla tra la sasera” – il poeta racconta l’eterno fluire dell’acqua ai suoi piedi.
Un richiamo a cui siamo affezionati ci fa abbandonare almeno per un po’ la Valmarecchia per dirigerci verso Sogliano sul Rubicone. Dove continuiamo a rimanere innamorati della policromia fatta di rossi, aranci, gialli e oro del mosaico che dà forma a una farfalla. Resi lucenti dall’acqua della fontana da cui prende il nome.
Un richiamo che ci porta quassù ma che ci dà la spinta a immergerci in uno degli scenari più intimi della nostra terra. Scendiamo dunque sulla valle dell’Uso per riguadagnare risalendo verso Montetiffi prima e Talamello poi quella del Marecchia. Solo per pochi chilometri perché è all’altezza di Novafeltria che risaliamo verso Perticara e il suo monte.
È qui che nascosto tra la selva del Monte Aquilone, a Sasso del Diavolo, si trova il Parco dei Luoghi Minimi. Dove animali giganti ed eterei, realizzati in fil di ferro sulla scorta della fantasia del poeta, stanno acquattati nell’erba in un gioco di vuoti e volumi.
Ancora qualche chilometro prima dello spettacolo del magnifico castello di Francesco di Giorgio Martini a Sant’Agata Feltria che ospita la Fontana della Chiocciola. Che, nata da un’idea Tonino Guerra, porta con sé il fascino della favola e il pensiero filosofico del poeta. Il borgo magico di Petrella Guidi. Col suo Campo dei Nomi dedicato a Federico e Giulietta, da cui con un solo abbraccio si può far propria la valle.
Ma ecco, scendendo nuovamente a valle, ergersi di fronte la Pennabilli divenuta la seconda città natale del poeta. Non è un caso che proprio qui si trovino le sue più importanti opere come L’Orto dei Frutti Dimenticati, La Strada delle Meridiane. Il Rifugio delle Madonne Abbandonate, L’Angelo coi Baffi, Il Santuario dei Pensieri. Ma anche, aggrappata al colle, la Casa dei Mandorli. Che fu non solo la sua ultima e amata abitazione ma, come ebbe a raccontarla lo stesso Tonino, “un continente, un bastimento, un luogo di memoria che permette viaggi e ricordi pur stando fermi”. Sulle cui mura, incastonate e riscaldate dal sole di mezzogiorno, riposano per sempre le sue ceneri.
In ognuno di questi luoghi, spesso dimenticati o marginali, si respira e si sente un’aria diversa, più percepibile con l’anima che con la testa. Ma bisognerà percorrere qualche chilometro ancora, magari prendendola larga fino ai piedi del Carpegna per poi ridiscendere verso Bascio, per chiudere questo viaggio di scoperta ed emozione. Specie se in sella a una moto bella e lucente come la nostra.
Ed ecco la millenaria torre di guardia ai cui piedi si stende lo straordinario Giardino Pietrificato. Con i suoi sette tappeti in ceramica dedicati dalla poesia visionaria di Tonino Guerra ad altrettanti personaggi che, in una qualche maniera, hanno legato momenti della propria vita a questa valle. Da Uguccione della Faggiola a Buonconte da Montefeltro, a Matteo da Bascio. O alla contessa Fanina dei Borboni, Ezra Pound, Giotto, Dante.
Ed è da lassù, con lo sguardo che domina la valle del Valmarecchia a monte e a mare, che come Fanina, che impazzita di solitudine dall’alto della torre affidava al vento le sue richieste di aiuto, verrebbe da gridare “Paris, Paris, aiuto!”