Villino liberty: il progetto di Paolo Amati

di Lucia Lombardi, foto Riccardo Gallini
Il sostenibile fascino del recupero di un villino liberty in stile vintage eclettico
Il buen retiro santarcangiolese dell’architetto Paolo Amati parla il linguaggio del saper fare, di una sapienza antica confluita nella tradizione artigiana e artistica, che si fonde con la progettualità contemporanea, in un dialogo senza tempo, senza confini.

Sì, perché tra le pareti di questo villino liberty l’orologio si è fermato, cristallizzato in una dimensione sospesa, come in una eco eterna. Creando una assoluta oasi di buon gusto. 

Raffinato, elegante, composito ed eclettico. “Ho sempre amato lo stile modernista, ma quando mi sono trasferito a Firenze per studiare architettura mi si è svelato il mondo della fiorentissima tradizione toscana. Ho iniziato a frequentare antiquari, artigiani, librerie e mercatini delle pulci, e a collezionare pezzi per la loro manifattura, estetica, o curiosità, come un mobile birmano, una poltrona egiziana, un pouf capitonné.

Oggetti appartenenti a un mondo che non esiste più, raccolti senza un ordine precostituito,” fino ad arrivare a riempire un magazzino. Con arredi in parte confluiti qui, in maniera del tutto eterogenea, collocati secondo l’armonia generale e in linea con uno stato d’animo eclettico e desideroso di unire mondi ed epoche. Qui nel villino liberty ogni stanza ha una sua spiccata identità e l’intento primario è stato proprio quello di ridare un’anima alla casa.

Uno dei primi passi del restyling del villino liberty ha visto l’eliminazione del corridoio, al fine di ottenere un’infilata di stanze, con affaccio sul salotto d’ingresso. E l’aggiunta della scala a chiocciola che sale verso la suite privata dell’architetto. Una stanza in total white, moderna ed essenziale ma con tocchi vintage. Quasi un’area di decompressione dall’importanza del resto della dimora di rappresentanza, e con l’affaccio sull’altana in stile mediterraneo. 

Paolo Amati nel suo progettare il villino liberty ha guardato “all’architetto e scenografo Renzo Mongiardino, che creava stanze diverse in base a una minuziosa progettazione. Valutando l’esposizione, la vista spaziale, le proporzioni, in un continuo passaggio da una stanza all’altra come nei palazzi antichi, ponendo attenzione ai dettagli e ai lavori eseguiti da valenti artigiani di riferimento.” Lezione che il nostro architetto fa sua, creando ambienti scenografici che accostano oggetti comuni vintage a oggetti di antiquariato. A partire dal piccolo giardino rinascimentale in stile toscano con gradinate ‘alla Boboli’, costruito su linee prospettiche e punti di fuga. 

Varcando l’ingresso del villino liberty si approda in una piccola anticamera stile anni Venti, da cui per facilitare la salita allo studio è stato posto un corrimano in stile. Giunti al piano nobile, ad accoglierci una console napoletana tardo settecento su carta da parati a righe di Christian Lacroix, fuori catalogo.

L’occhio vira sul salotto in stile grand tour. “Sono amante del nomadismo. Ecco perché al centro del sofà e delle poltrone, tutte in stile anni Venti e in differenti sfumature di azzurro, vi sono delle valigie antiche. Su un lato del luminoso living, poi, troneggiano due stampe giapponesi d’epoca sotto le quali campeggia un vecchio baule abruzzese con imbottiture originali. Anche il pavé chiesastico di fine ottocento è stato salvato dallo smaltimento.”

Stipiti e porte antiche con visibili tracce del tempo regalano atmosfere uniche. “Sono lacerti di un sapere che l’industria ha spazzato via. Non c’è più nessuno che sappia replicare queste soluzioni, come le boiserie in legno con decori neogotici posizionate sulle scale.” Da qui si passa alla stanza dedicata alla mostra di materiali e oggetti da esibire ai clienti, posizionati su un antico mobile francese verde da boulangerie. Lo scenografico bagno per gli ospiti ricco di anticaglie è in stile marocchino, con quadri e lampade esotiche. 

Il salone neogotico del villino liberty, denso e ricco d’atmosfera, vanta un soffitto affrescato da abili decoratori locali. Con grifoni, pinakes, trafori, in un giocoso rimando agli stemmi e alle grottesche dei palazzi nobiliari. Esposta a nord ovest, questa stanza accoglie due poltrone Frau acquistate dal mobilio dismesso di un castello vallivo, collocate attorno a un camino con cornice in ghisa. Un tavolino ospita corni e memorabilia vari. Due antiche scrivanie ministeriali si fronteggiano ospitando l’angolo lavoro. (continua…)

Villino liberty: il progetto di Paolo Amati
In apertura, il salotto in stile grand tour. In alto il salone neogotico con i soffitti affrescati. Seguono il bagno degli ospiti in stile marocchino e il salottino esterno sul giardino rinascimentale.
Villino liberty: il progetto di Paolo Amati
Villino liberty: il progetto di Paolo Amati
Gli ambienti di Villa Amati rapiscono, divertono, avvolgono, restituiscono quel sostenibile fascino per il recupero, come in uno sliding doors, ci si sente catapultati in più epoche contemporaneamente, come in un sogno, rapiti da una sorta di sindrome di Stendhal.
Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

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