“Per 23 anni ho fatto il dj, poi, per raggiunti limiti d’età, ho smesso, dedicandomi a quello che ho sempre fatto, lavorare con la musica, organizzando concerti, come facevamo negli anni Ottanta!” Divenendo uno dei più quotati promoter di eventi e spettacoli dal vivo della Romagna. Nella sua carriera ha messo dischi dallo Slego al Paradiso, passando per tanto altro, “facendo bosco e Riviera”, come dice lui. “Cambiando generi senza snaturarmi, unendo new wave ed elettronica.”
Gianni Fabbri, il patron della discoteca Il Paradiso di Rimini, lo chiamò a lavorare con lui: “Fu una grande palestra, voleva che organizzassi dei concerti a Covignano nei suoi spazi, così gli proposi di mettere musica nel giardino della sua discoteca, cosa che fino a quel momento non era ancora stata fatta, e fu un vero successo.
Portai lassù, al Colle, un pubblico più giovane. Fabbri è stato uno degli ultimi veri personaggi riminesi dell’ambiente”. Attorno a quel mitico “salotto della notte” giravano filosofi, soubrette, politici: un luogo indimenticabile.
Ora, Willie, mentre racconta, declina tutto al plurale: “Nei 13 anni di IO, lo street club underground da centro storico londinese, sul lungomare di Rimini, ho dato fondo al mio ego. Era un periodo di edonismo e spiccato individualismo, ma l’esperienza arricchiva.
La città, la provincia tutta, a quei tempi era un laboratorio. Il clubbing dava molta soddisfazione, e Rimini aveva un pubblico preparato. Molti ragazzi tornavano dall’università il venerdì, appositamente per poter partecipare ai concerti che organizzavamo.
Adesso penso al plurale, uso il noi, e non il singolare perché, anche se sono al comando, dietro a uno spettacolo importante si muovono fino a 150 persone. Ci sono economie vere e proprie, anche se non sembra, e quest’anno non si trova personale: i due anni di pandemia hanno cambiato tutte le logiche”.
Con la sua Pulp, Willie ha portato in Romagna nomi del calibro di John Cale, i Deep Purple, i Ramones, Brian May, Lou Reed, Patty Smith, Miles Davis, Jo Cocker, De Gregori, Zucchero, Ligabue…
La lista è interminabile. Per far calcare i palchi locali ai big internazionali e nazionali “ci vuole credibilità, il luogo è fondamentale, così come il portfolio che hai all’attivo: Franco Battiato, portato più volte in Romagna, con la sua presenza ha sdoganato il Capodanno di Rimini. Era una persona molto umile, non metteva mai nessuno in difficoltà.
Lou Reed lo portai a cena in un valido ristorante di quei tempi, Il Lurido: ne fu entusiasta. Mentre lo accompagnavo in aeroporto mi chiese di andare piano alla guida, altrimenti sarei stato ricordato come quello che aveva fatto schiantare Lou Reed, e addio musica!”
Tra le tante piazze, arene e stadi, Willie ha organizzato al 105 Stadium i concerti zero di molti artisti, come le prove del tour dopo il primo lockdown per Zucchero.
“Il mio pregio è quello di essere local, vivere qui e fare cose sul territorio, per il territorio: le amministrazioni comunali questo lo apprezzano”, spiega deciso. “Bisogna portare un bel pubblico, in questo consiste la difficoltà del mestiere. Si cerca di seguire un pubblico di qualità, interessante, che generi un turismo di qualità. Bisogna alzare l’asticella.
Ci vorrebbe più impegno da parte di tutti! Negli ultimi tre anni a Cattolica stiamo facendo un ottimo lavoro e il botteghino ci dà ragione. Eccezionale il cartellone dell’Arena della Regina: per l’estate 2022 ha il programma più bello in assoluto di tutta la Riviera, in agosto aspettiamo Blanco, Litfiba, Coez.”
Il manager Sintucci ha il pregio di saper leggere il cambiamento. “Abbiamo insegnato un modello che ora non funziona più, eravamo alternativi ma facevamo selezione all’ingresso. Perché se si paga un biglietto per ballare o ascoltare musica, si vuole anche essere sicuri di potersi godere quel momento!”